Arrivano le allergie: cause, diagnosi e rimedi
La primavera porta con sé molte cose belle: la luce, il sole, le giornate che si allungano, le passeggiate nella natura. Abbiamo tutti più voglia di uscire e goderci le temperature gradevoli che ci regala questa stagione dell’anno. Ma la primavera può essere anche un periodo difficile per molte persone, specialmente per i più piccoli.
Sono infatti più di un milione i bambini che soffrono di allergie in Italia. Proprio tra e luglio la concentrazione di pollini nell’aria cresce molto, soprattutto nelle giornate calde, assolate e ventose. Ma tenere i bambini chiusi in casa non serve a proteggerli, perché i pollini si diffondono dovunque. Cosa fare allora per difendere i piccoli durante questa stagione? E i loro genitori? Ne abbiamo parlato con Marco Confalonieri (chiedigli un consulto qui), professore a contratto di malattie dell’apparato respiratorio all’Università degli Studi di Trieste e all’Università di Modena.
Quali sono i sintomi che ci possono far pensare che abbiamo un’allergia?
I sintomi per le allergie alle vie respiratorie sono il naso chiuso associato talvolta alla difficoltà di sentire gli odori, la cosiddetta iposmia, l’avere il naso che cola – la rinorrea anteriore – e gli starnuti. Ci può essere anche bruciore e lacrimazione degli occhi. Nei casi più seri ci può essere anche l’asma bronchiale, dove può manifestarsi la dispnea, la fame d’aria associata spesso a tosse cronica, stizzosa, senza produzione di muco e i sibili respiratori.
Cosa dobbiamo fare quando riconosciamo di avere questi sintomi?
Una volta che il paziente manifesta questi sintomi deve rivolgersi a un allergologo, perché indaghi meglio i sintomi e poi fare le prove allergometriche, che permettono di capire quali siano le sostanze presenti nell’aria nei diversi momenti dell’anno che sono riconosciute in maniera anomala dal sistema immunitorio del paziente. Per fare i test cutanei è necessario non utilizzare farmaci antistaminici e cortisonici. Se il paziente riesce a non assumerli per 7/10 giorni si possono fare le prove anche durante il picco dell’allergia. L’immunoterapia specifica è una terapia che insegna al sistema immunitario a risolvere l’allergia. Se c’è un’allergia a un polline bisognerà fare il vaccino almeno tre quattro mesi prima della prevista stagione pollinica. Se si è allergici agli acari e quindi senza stagionalità il vaccino può essere fatto sempre.
Ci sono novità per quanto riguarda i vaccini?
Ce ne sono alcuni nuovi che saranno in commercio tra poco tempo. Comunque negli ultimi anni l’immunoterapia è diventata molto simile alla terapia farmacologica. I prodotti utilizzati hanno un altissimo livello di controllo e di efficacia. Il paziente è molto più tutelato. Ci sono alcune novità che riguardano la possibilità di usare audiuvanti, sostanze di origine batterica che vengono messi insieme agli allergeni e che facilitano la risposta immunitaria verso la tolleranza, ovvero aiutano il nostro sistema immunitario a rispondere meglio. Ci sono differenti modi di somministrazione: sublinguali, gestibili facilmente a casa, le ultime generazioni sono compresse che si sciolgono sotto la lingua oppure ci sono i vaccini che si iniettano che invece vanno gestiti da un allergologo che tra l’altro garantiscono un alto livello di efficacia e sicurezza. Ci sono poi novità sui test sanguigni: si è sviluppata la cosiddetta component resolve diagnosis, cioè l’utilizzo di metodiche molecolari atte a identificare non più la fonte allergenica che causa l’allergia, ma la singola proteina, rendendo più precisa la diagnosi.
Quali sono i comportamenti a rischio?
Sicuramente quello di non seguire la terapia, soprattutto se oltre al naso e gli occhi sono coinvolti anche i bronchi. Una delle più grosse cause di crisi asmatiche gravi, che possono portare anche alla morte, è non seguire correttamente la terapia che va fatta in maniera cronica. Poi naturalmente cercare di non esporsi troppo agli allergeni. Ci sono poi in generale delle situazioni che favoriscono delle reazioni allergiche. Ad esempio alcuni pazienti possono avere un asma bronchiale peggiorato dall’attività sportiva. Questo non significa assolutamente che chi è allergico non possa praticare un’attività fisica, anzi, ma deve comunicarlo al proprio medico in modo che possa utilizzare i presidi terapeutici corretti per evitare crisi asmatiche.
Come mai assistiamo a un aumento delle reazioni allergiche?
L’aumento delle allergie negli ultimi anni non è dovuto alla maggiore esposizione agli allergeni ma sembrerebbe che la nostra società, che è particolarmente igienizzata, espone i bambini a poche infezioni rispetto al passato e questo sbilancia il sistema immunitario verso una risposta alterata nei confronti di allergeni.
Francesco Bianco
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Fonte: Ok Salute – Arrivano le allergie: cause, diagnosi e rimedi